Dialogare con la natura e creare gruppi di conoscenza sono i due pilastri su cui si fonda l’Agricoltura Organica e Rigenerativa.
Un’occasione per dare voce, ma anche teoria e strumenti alla mano a produttori, casari, pastori, veterinari e allevatori. Durante Cheese, all’interno del progetto Salviamo i prati stabili e pascoli, è stato predisposto un ciclo di formazioni per dare le prime nozione agli allevatori di ruminanti che intendono migliorare la gestione del pascolo.
Un vero e proprio inno al claim protagonista di questa XIV edizione: il sapore dei prati. Perché è giusto parlare di formaggio da prati stabili, ma prima ancora di questo bisogna capire come si costruisce un prato stabile.
“Conversar con la naturaleza” e “hacer grupo de conosciminetos” diceva, appunto, il Professore Luis Carlos Pinheiro Machado. Ecco, basterebbe tenere a mente queste due accortezze per iniziare il percorso verso un allevamento rigenerativo. Consigli preziosi che Mariana Donnola, ingegnere zootecnico, esperta in pascolo e in allevamenti allo stato brado, ha riportato sapientemente all’interno della sua azienda agricola, La Argentina.
Il Manifesto Deafal sul pascolo
Mariana Donnola parla di pascolo razionale agli esperti del settore, ma anche a chi, come me, è un po’ meno esperta di sotto e sovra pascolamento. L’ingegnere collabora con Deafal, una ONG che vede la diversità come ricchezza e opera in cinque aree di intervento: sicurezza e sovranità alimentare, agricoltura organica e rigenerativa, ambiente e biodiversità, turismo responsabile, micro-imprenditorialità e co-sviluppo.
Da Terra Madre 2010 hanno iniziato i tour di divulgazione e formazione quando ancora di questa tecnica di pascolo non si parlava molto: «Crediamo che ci sia una connessione molto importante tra un’area e l’altra. Se i cittadini consumatori non sono coscienti dell’importanza di ognuna di loro, il lavoro con i produttori perde di valore e di senso. Da allora abbiamo fatto più di 170 corsi con oltre 4000 agricoltori, tecnici, agronomi, studenti, e 200 aziende sul territorio italiano» ci racconta Susanna Debenetti, coordinatrice dell’area AOR.
Oggi se ne parla ormai così tanto che il fenomeno del green washing minaccia anche questo settore. Per questo motivo Deafal ha fondato l’Associazione nazionale produttori per l’Agricoltura organica e rigenerativa per tutelare queste tecniche già praticate da alcune aziende italiane.
La reddittività agrologica
Mariana Donnola inizia così la lezione introduttiva al pascolo razionale: «Quando stavo all’università la maggior parte dei terreni venivano coltivati con la soia in quanto molto conveniente per gli agricoltori. Dietro l’ecologia c’è un fabbisogno economico molto in bilico, per questo siamo partiti con uno studio approfondito di come la zootecnica possa competere con i profitti e l’economia. L’obiettivo più importante per noi è dare l’opportunità a chi fa bene alla natura di guadagnare i soldi. È fondamentale che questo lavoro sia redditizio».
Nei corsi universitari si parla di tecniche agronomiche e di allevamento, ma non si parte mai da un fattore che ai più sembra sconosciuto: il suolo. «L’agricoltura e la zootecnica si studiano partendo dal suolo e poi si considera tutto il resto. È fondamentale considerare la sua struttura, la sostanza organica che immagazzina, l’humus che si genera e che permane. Se il suolo viene calpestato sempre, la sua struttura si semplifica, diventa solido, si forma uno strato impermeabile che crea erosione in superficie. Un suolo sano è caratterizzato dalla presenza di fori, di piccoli spazi fondamentali per far passare gas e acqua. Il suolo respira e ha bisogno di respirare. Respira perché è pieno di micro e macro organismi, senza i quali non si potrebbe trasformare la sostanza organica: in 1 grammo di suolo possono essere presenti fino a 50.000 specie di micro organismi. Un’altra cosa fondamentale è saper preparare i nostri suoli a fenomeni di siccità e piogge torrenziali. Il suolo dev’essere preparato per poter ammortizzare questi cambiamenti. Un suolo sano riesce a filtrare, uno degradato no» spiega Mariana.
Imitiamo la natura!
Ci sono tantissime tecniche in agricoltura con cui si ineriscono gli animali in questo sistema. Per il suolo un ruolo di estrema importanza è rivestito dai ruminanti: «Dobbiamo imitare la natura. Le mandrie selvatiche di solito pascolano tutte insieme in uno spazio ristretto, mangiano tutto quello che trovano perché hanno i loro vicini che competono per la stessa erba. Dopodiché cambiano zona di pascolo e ritornando lì quando la cotica erbosa si è rigenerata».
Le mandrie si comportano così anche per la presenza dei predatori. I ruminanti di allevamento hanno perso completamente questo istinto: hanno vaste aree di pascolo a disposizione, non sentono più la concorrenza per il loro cibo e pascolano in modo selettivo, mangiano le essenze più buone, lasciando quelle meno appetibili. Questo porta a uno squilibrio ecologico nel prato.
Lasciamo riposare il prato
Perché è importante lasciare riposare il prato? Ci spiega Mariana: «Un prato, una volta che viene pascolato, dev’essere lasciato a riposo. Nel momento in cui gli animali pascolano, le radici che si degradano e rilasciano nel terreno dei carboidrati disponibili per insetti e organismi nel suolo. È un circolo virtuoso in cui le piante immagazzinano energia solare e generano materia verde».
La pianta ha una parte aerea e una radicale. Quando la parte radicale muore e alimenta i processi biologici nel suolo e si crea un pascolo ad alta densità: «Se si fanno pascolare gli animali per un limitato periodo di tempo nella stessa zona mangiano tutto quello che c’è a disposizione per poi spostarsi. Il sistema di allevamento che guida gli animali sono diverse parcelle di pascolo. Si alternano quindi periodo di riposo a periodi di pascolo di alta densità. Ad esempio 300 bovini possono tranquillamente pascolare in un ettaro di terra, senza che questo intacchi il loro benessere. Questo porta delle aerazioni nel prato molto positive».
Il pascolo razionale per mitigare la crisi climatica
«Il pascolo razionale può essere una risposta ai problemi climatici. Come? Aumentando l’attività della microfauna del suolo, aumentando la biodiversità dei pascoli, immagazzina più carbonio atmosferico di quello che emette, diminuisce l’erosione del terreno, aumenta la sostanza organica del suolo, non fa uso di diserbanti o concimi chimici e limita gli interventi meccanici» spiega Marianna.
Non ci sono tecnici laureati in programmi di studio pensati per il pascolo razionale e l’agricoltura organica rigenerativa. In questo settore non c’è molta bibliografica, quindi è davvero molto importante la condivisione, parlare con altri allevatori e pastori. Gli scambi tra aziende sono essenziali per lo scambio di informazioni.
Luis Carlos Pinheiro Machado diceva anche “Tutti vorranno tutti i contaminanti” perché chi non sa come funziona non riuscirà a capacitarsi di come effettivamente funzioni eccome! E allora cercherà sempre delle scorciatoie antitetiche. Facendo gruppo si resiste alla tentazione di cambiare strada con più forza. Con questo intento è nata l’Associazione Nazionale Produttori per l’Agricoltura Organica e Rigenerativa.
di Cecilia Cacre, info.eventi@slowfood.it
Cheese è organizzato da Slow Food e Città di Bra. L’edizione 2023 si svolge dal 15 al 18 settembre. Noi cheesiamo, siatecheese anche voi! #Cheese2023